Abisso della Liscia

abisso_lisciaNel cuore dell’Appennino Abruzzese-Laziale vi è la Riserva Naturale “Zompo Lo Schioppo”, un’area protetta regionale famosa non solo per la sua cascata, ma anche perché ospita una delle principali cavità abruzzesi a maggior sviluppo verticale, con 140 m di profondità in appena 75 m di sviluppo planimetrico. L’Abisso della Liscia (inizialmente denominata Abisso Dan-One in onore al suo scopritore) è stata individuata ed esplorata dal GGF AQ nel 2000, ed è tutt’ora oggetto di ricerca.
La prima descrizione della cavità è stata fatta da Sergio Gilioli nel libro “Le Grotte del Lazio – I fenomeni carsici, elementi della geodiversità” edito dalla Regione Lazio nel 2003.
Nel libro è stato pubblicato anche il rilievo, a cui fanno riferimento i punti caratteristici riportati nella descrizione.
L’ingresso della grotta si apre in una faggeta d’alto fusto, a poca distanza dal Rifugio della Liscia.
Il pozzo iniziale profondo 12 m ha un diametro superiore di circa 2 m che si allarga sul fondo. Alla base ci sono due brevi diramazioni cieche, mentre la grotta prosegue in un passaggio stretto con un saltino arrampicabile che arriva in una piccola stanza (base del P3). Una breve strettoia immette direttamente sul “Pozzo della Lonza” di 3 m che porta alla base di una saletta (punto B) da cui si prosegue con un’altra strettoia.
La strettoia immette direttamente nel “Pozzo del Ponte” di 16 m, caratterizzato a metà da un ponte di roccia.
Alla base del pozzo (punto C) uno stretto cunicolo orizzontale largo 30-40 cm immette sul successivo di 15 m.
Dalla base del pozzo (punto D), chiamata successivamente “Sala del Tè”, si accede al “Pozzo delle Lame”.
L’armo di questo pozzo, profondo 44 m, parte da un terrazzo che si raggiunge risalendo una paretina per circa 1,5 m, facendo attenzione ad alcuni buchi che danno direttamente sul salto. In realtà il “Pozzo delle Lame” è costituito da un tratto iniziale ampio, che poi viene diviso in due da un diaframma di roccia realizzando un P44 (punto F) e un P34 (punto G) paralleli.
Scendendo il P44 la grotta prosegue con un salto di 8 m che porta ad una fessura impercorribile.
Per raggiungere invece il fondo della grotta si deve scendere il P34 che presenta un tratto iniziale stretto tra pareti di roccia molto lavorate dall’acqua per poi allargarsi (punto E) e arrivare sul fondo (punto G).
Una piccola finestra immette nel successivo pozzo da 19 m (punto H) alla base del quale un altro passaggio stretto conduce al pozzo da 20 m (punto I).
Traversando la base di questo pozzo, c’è un varco spesso interessato da stillicidio che immette su una piccola cengia, fronteggiata da uno specchio di faglia, da cui con un ultimo pozzo da 14 m si arriva sul fondo del “Lago Vivo” (punto J) che è anche il fondo della grotta (-140 m).
Il fondo della grotta è caratterizzato da notevoli depositi di detriti e fango che vengono periodicamente sommersi al formarsi del lago.
In alcune occasioni questo ambiente è stato trovato allagato per almeno 9 m di profondità.
Nella cavità non sono presenti concrezioni, mentre le pareti sono interessate da discreti scorrimenti d’acqua; la roccia è fortemente lavorata, e presenta scallops e lame che possono sporgere dalle pareti anche alcuni metri. Da alcuni cunicoli laterali sgorgano apporti idrici che alimentano il laghetto terminale. Sono state osservate circolazioni d’aria che variano repentinamente di direzione e portata.

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